Fin da piccoli ci viene insegnata quella che definiscono educazione: stai seduto e composto, mangia tutto prima di alzarti da tavola, non ti sporcare quando giochi, disegna tra le righe.
Da grandi questo atteggiamento cambia di forma ma non di contenuto: lavora dieci ore al giorno, vai in vacanza quando te lo diciamo noi, fai famiglia, sii responsabile.
Sii responsabile…
Chi definisce i contorni della parola RESPONSABILE?
Responsabile deriva da responsabilità: La condizione di dovere rendere conto di atti, avvenimenti e situazioni in cui si ha una parte, un ruolo determinante (def.)
E se scegliessi io la parte a cui voler e NON dover rendere conto?
Se non fossi fatto per dipingere o stare dentro i contorni stabiliti a priori da qualcun altro?
Ognuno di noi ha il diritto come essere vivente di essere libero di scegliere: il lavoro da fare, il modo di crescere un figlio o qualunque altra cosa.
Chi stabilisce che un lavoro di ufficio sia più serio di uno itinerante?
Che crescere un figlio in giro per il mondo sia più irresponsabile che dargli solide radici? Parliamo di un cucciolo d’uomo o di un albero?
Di fronte alla mia “doppia vita” che sempre più si sta nettamente marcando, da una parte la vera aspirazione della mia vita che esterno facendo lo scrittore/poeta/editore e dall’altra il lavoratore dipendente che mi fa mangiare e mi permette di investire nei miei progetti, questo genere di domande me le sto facendo sempre più spesso.
La maggior parte delle persone passa l’esistenza lamentandosi di fare un lavoro che non sopporta e che porta via la maggior parte del tempo, senza però prendere in mano la responsabilità del proprio cambiamento.
E tantissime volte mi sto sentendo dire in questi ultimi due anni che sono un grande a portare avanti i miei progetti da artista/imprenditore, ma che è bene che stia attaccato al lavoro che non mi soddisfa più ma che mi fa campare.
Sinceramente mi sento molto più irresponsabile a continuare questa ultima strada in parallelo con la prima.
Ma mollare la stabilità economica spaventa chiunque, alzi la mano chi non la pensa così.
Però non sono fatto per stare seduto e composto, per dipingere all’interno dei contorni e più esterno questa mia insofferenza e più trovo persone attorno che condividono questo pensiero, che mi esortano a continuare a scrivere e pubblicare artisti indipendenti.
Personalmente sento che ci vuole molta forza a lavorare 12-15 ore al giorno tutti i giorni e non mollerò mai né la scrittura né la mia casa editrice che rappresentano il mio modo irresponsabile di vedere il mondo.
E credo che un giorno tutti i sacrifici e gli sforzi di oggi renderanno i propri frutti, perché sono stati coltivati con la passione e non con la mera necessità di un accredito bancario in fondo al mese.
Quindi esorto chiunque abbia avuto una reazione nel leggere queste righe a prendere consapevolezza di chi sia e di uscire dai contorni se gli stanno stretti, essere responsabile secondo la propria visione della vita e fregarsene di chi si permette di imporre un modello di responsabilità fatta con lo stampino.
Stai seduto e composto, oppure alzati, a te la scelta.
Io sto seduta è composta come ormai pensionata, ma non ti nascondo , carissimo Claudio che molte volte mi è presa la voglia di alzarmi e fregarsene delle responsabilità che il quotidiano mi imponeva!!!! Ma cosa vuoi ci sono dei legami che in fondo di fanno riflettere e ti fanno rimettere seduto e composto. Ciao e auguri per il tuo nuovo libro
Grazie di cuore Annamaria!